“Il silenzio di Cooper era quello di chi ha una domanda che gli urla dentro e ha paura anche solo a sussurrarla.” Con questa citazione da Giorgio Faletti, Annalisa, descrive il senso del suo percorso di Counseling. “Una lanterna” lo descrive qualcun altro “Un viaggio introspettivo, dove il protagonista impara a guardare se stesso da un punto di vista esterno”, o ancora “Come trasformarsi da pecorella smarrita a leone”.
Ma di cosa stiamo esattamente parlando?
“Abbiamo deciso di attivare un servizio di
Sportello Counseling” racconta Alessia Canfarini, Managing Director di Zeta Service, un’azienda da sempre attenta
al benessere e allo sviluppo delle sue persone “a valle di un percorso
formativo di self-empowerment. Le persone, stimolate ad ampliare le proprie
potenzialità, avevano preso molto sul serio questo compito e continuavano a
chiederci di poter approfondire il tema, di potersi allenare. Così abbiamo dato il via a questo servizio che
permette di avviare un percorso di Counseling individuale: ogni dipendente può
utilizzarlo, con la libertà di scegliere il suo obiettivo personale – non
definito quindi come in altri percorsi a livello aziendale – e con la certezza
di un’assoluta riservatezza.”
L’altro elemento
innovativo è l’aspetto economico: “Ogni dipendente contribuisce con una
partecipazione minima al pagamento della tariffa, assumendosi in questo modo la
responsabilità in prima persona della propria crescita personale.” racconta
Paola Caccia Dominioni, Responsabile HR, “Nello stesso tempo ha la possibilità
di poter usufruire di un servizio di cui non sempre è a conoscenza o si
potrebbe permettere”.
Così a giugno del
2014 il servizio viene lanciato: “il Counseling” si può leggere nell’intranet aziendale “ è un processo di apprendimento che
stimola la persona a riappropriarsi delle sue potenzialità, andando ad
affrontare le credenze bloccanti e a diventare sempre più consapevole delle sue
risorse”. In linea con gli stimoli del percorso di gruppo di self-empowerment già
avviato, “il Counseling individuale aiuta
a riconoscere e sviluppare le risorse personali sopite, a uscire da comportamenti automatici non più
funzionali così da sviluppare la propria potenza nell'agire e nell'esistere”.
Da allora 18
persone hanno già concluso il loro percorso di 4 o 5 incontri a seconda delle
necessità. Senza entrare nel dettaglio dei singoli obiettivi - per non venir
meno alla riservatezza dovuta - possiamo dire che il filo conduttore di ognuno
di questi percorsi è stato la possibilità di ampliare la propria incisività nel
gruppo di lavoro esplorando e superando vincoli personali che per la maggior
parte erano auto definiti. Saper esprimere la propria opinione, proporre il
proprio contributo in modo incisivo, affrontare in modo sereno e fattivo le
relazioni conflittuali, gestire momenti di forte stress, avere una visione più
complessa e più ricca della realtà, prendersi carico del proprio benessere per
lavorare meglio, fare il punto sul proprio percorso professionale, sono questi
i temi che ritornavano negli incontri. E con una costante che al termine di ogni
percorso veniva sempre sottolineata: lo stretto legame fra emancipazione
personale, motivazione al lavoro e clima in generale.
“E’ stato molto
utile, una persona che sente un disagio porta il proprio disagio anche in
ufficio e questo si ripercuote sia sul proprio lavoro sia su quello degli
altri.”
“E’
stata la possibilità di guardarmi dentro, di analizzare le situazioni che mi
creano difficoltà e di trovare le strategie per superarle: un obiettivo
importante per il mio lavoro e per la vita in generale.”
“Ora riesco ad avere una visione più ampia
delle situazioni che accadono, ho acquisito una visione globale delle
situazioni in cui sono coinvolto, riesco a essere più lucido nella valutazione
del problema.”
“E’ stato un
percorso introspettivo che ha aiutato a conoscere limiti e blocchi e a
superarli, può aiutare ad accrescere la propria autostima.”
“Molto utile per
aiutare i dipendenti a relazionarsi con i colleghi e per creare un ambiente di
lavoro più sereno.”
“Mi sono resa conto
di gestire meglio lo stress, di fermarmi a pensare di più, di essere più lucida
per non farmi prendere dal panico.”
“Mi ha sicuramente
permesso di arrivare con maggior autenticità all’identificazione dei miei
valori personali, bypassando la desiderabilità sociale.”
Tutte le persone
coinvolte nel progetto ritengono che attivare questa iniziativa sarebbe molto
utile in tutte le aziende a patto però della non obbligatorietà e della
terzietà del counselor:
“Un supporto
esterno e imparziale può aiutare chi come me ha necessità di un confronto non
viziato dalle relazioni che inevitabilmente si creano e che possono comunque
condizionare un dialogo.”
“Ogni azienda
dovrebbe proporre questo servizio, sia per quanto riguarda gli incontri di
gruppo che quelli individuali. Sono momenti di conoscenza, collaborazione e
crescita, applicabili sia alla vita professionale che a quella personale.”
“Lo suggerirei
senza nessun obbligo; è giusto che ogni persona valuti il proprio interesse,
dev’essere fatto se davvero si sente il bisogno.”
Annalisa – ovviamente
un nome fittizio – la persona con la cui citazione abbiamo iniziato l’articolo,
conclude la sua descrizione del percorso di Counseling in questo modo: “Ho già provato a descriverlo ma non ci sono
riuscita J. È un po’ come il
percorso che ho seguito per smettere di fumare, non so come però ho smesso.” E
riprendendo la citazione di Faletti: “Non voglio rovinarla con mille parole, ad
ogni modo i miei silenzi pian piano svaniscono perché riesco a esprimere il mio
pensiero. Non urlo più dentro, ora posso parlare fuori!”
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