mercoledì 13 febbraio 2008

Dee, donne e potere (vipere o creature celesti ai vertici delle organizzazioni?)

“Quella stronza del mio capo”, oltre ad essere il titolo del libro di Bridie Clark, è anche un’esclamazione che si sente ripetere con una certa frequenza nelle organizzazioni e che in modo piuttosto efficace contrasta l’idea (solo l’idea mi raccomando) politicamente corretta che capo-donna-è bello.
Ma come, non eravamo arrivati alla conclusione che le qualità femminili erano proprio quelle giuste per esercitare un potere più umano, per migliorare la qualità del nostro lavoro? Addirittura il “femminile” non doveva diventare un requisito che anche i maschi più machi dovevano imparare a coltivare? E allora come mai le rappresentazioni iconografiche delle donne al potere corrispondono alle figure spietate di Meryl Streep in “Il diavolo veste Prada” o di Tilda Swinton in “Michael Clayton”?
Certo nel nostro paese non è che ci sia una gran quantità di donne al potere e le poche che arrivano sulle vette dell’Olimpo devono faticare parecchio per mantenere la posizione acquisita. Ma la cosa strabiliante è che quando finalmente ci arriva, il grande capo donna il più delle volte è bersagliata da critiche feroci: l’idea più diffusa è che una volta al potere “diventa peggio dei maschi”, si spoglia delle sue caratteristiche femminili per indossare la pesante corazza del guerriero.
Ma quali sono queste particolarità femminili e quanto di questi caratteri distintivi corrispondono davvero alla realtà femminile o sono piuttosto degli stereotipi?

Le competenze manageriali che tipicamente si riconoscono alle donne sono la capacità nelle relazioni, l’attenzione alle persone e ad una migliore qualità della vita lavorativa, la capacità di una visione d’insieme, l’attitudine alla cooperazione. Sono alcune delle particolarità che Jean S. Bolen nel suo “ Le dee dentro la donna” attribuisce alle dee vulnerabili, Era, Demetra e Persefone.
“Io ho sempre concepito la mia attività di dirigente con spirito di servizio” racconta Antonella, 50 anni, top manager in un’azienda di servizi, “e uno dei miei principi fondamentali è che devo essere sempre a disposizione dei collaboratori che stanno lavorando per me”. Certo non è difficile crederle, nel suo ufficio c’è un viavai continuo di persone che le sottopongono quesiti, le chiedono pareri, si vede che è molto amata e che c’è grande confidenza. “Una cosa strana che mi sento dire spesso dai miei collaboratori è che, pur non avendo figli, sembro una madre perfetta”. Ed effettivamente alcune caratteristiche di Demetra la dea delle messi, nutrice e madre, Antonella le ha.
Demetra è una figura soccorrevole, protettiva e generosa, lavora in organizzazioni, come quella di Antonella, che si giovano della sua energia materna. Le difficoltà sono quelle di dire di no, di affrontare un collaboratore incompetente. “A volte questo diventa un vero problema, mi sobbarco il lavoro anche di altri con il risultato che rimango in ufficio fino a sera inoltrata. In quanto a riprendere una persona che sbaglia mi costa grande fatica, licenziare una persona per me è praticamente impossibile”.

Ma cosa succede, quando le caratteristiche manageriali corrispondono a quelle delle dee vergini, Artemide, Atena ed Estia? Queste sono divinità che bastano a sé stesse, agiscono non per piacere ma per seguire i propri valori interni. Determinate e anticonvenzionali, sono capaci di concentrarsi su obiettivi specifici e di raggiungerli.

“Certo quando una donna al lavoro ha un obiettivo chiaro, è ambiziosa e decisa molto spesso è vista come un’arrivista” dice Anna dirigente di 42 anni in una società informatica. “La mia squadra è quasi tutta di donne, le ho sempre preferite sul lavoro. Sono più brave, affidabili ed intelligenti a loro chiedo molto, moltissimo. Mi rendo conto di essere esigente, alcuni, gli uomini per lo più, alle volte non ce la fanno a starmi dietro”. Anna come Artemide, dea della caccia, ha un fisico atletico e uno sguardo deciso, puntato dritto verso il bersaglio. Come la dea si circondò di Ninfe e prese le loro difese, così nel lavoro Artemide ha uno sviluppato senso della sorellanza e della condivisione di valori profondi, soprattutto con altre donne. Proprio per il suo rigore può diventare spietata e, senza accorgersene, ferire le persone meno forti di lei. “Non riesco a capire come mai la collera viene accettata quando si tratta di un capo maschio, quando invece ad arrabbiarsi è una donna ecco che immediatamente viene bollata come arpia”.
Michela, 47 anni, anche lei dirigente, ma in un istituto bancario, ha conquistato con intelligenza il suo potere in un ambiente tipicamente maschile. “Ma se devo dirti la verità, la lotta più dura la faccio con le altre dirigenti donne. Trovo che siano più competitive e dure dei colleghi maschi, con i quali riesco a trovare più facilmente un’intesa”. Atena, dea della saggezza e dei mestieri, nacque direttamente dalla testa del padre Zeus e per questo ha sempre mantenuto il suo rapporto privilegiato con il padre. Come Michela nel lavoro è una grande stratega, ma a differenza di Artemide non privilegia il rapporto con le altre donne e spesso preferisce lavorare con uomini.

E di nuovo, ma ancora peggio, cosa succede se ad avere potere è una donna affascinante e seduttiva, caratteristiche principali dell’unica dea alchemica, Afrodite dea dell’amore e della bellezza. Monica, 37 anni, creativa di successo in una grande agenzia di pubblicità, più che bella è sensuale e per sua stessa ammissione parte del suo consenso è dovuto proprio a questa qualità. “Con la piccola differenza che se ad essere sensuale è un uomo, è un capo carismatico, se invece è una donna, è una puttana. Hai mai sentito dire di un uomo che ha fatto carriera per meriti talamici? Io no, mai. Mentre lo sento dire molto spesso delle donne, me compresa”. Afrodite conquista e seduce posando il suo sguardo alchemico sull’amato creando energia e vitalità. Così nel lavoro ha la capacità di ispirare e sviluppare le virtù di chi la circonda provocando l’effetto Pigmalione che trasforma. “Così ti fai molti amici, quelli che ti amano e che ti seguono, ma anche molti nemici, soprattutto fra le donne”.

Certamente dentro ad ogni donna, di potere o no, abitano molte dee e nel corso della storia personale le divinità si succedono. Così anche per Antonella, Monica, Michela ed Anna. E dunque le caratteristiche stesse si alternano, si mescolano e si trasformano.
Ma perché continuano ad essere approvate solo le qualità delle dee vulnerabili, mentre le dee vergini spaventano e la dea alchemica crea diffidenza? O forse non è più così?
E tu che capo-donna sei? O che capo- donna hai? E cosa ti piace e cosa no?

http://www.lucianazanon.it/

Dee vergini - Artemide, Atena, Estia
Rappresentano le qualità femminili dell’indipendenza e dell’autosufficienza, gli attaccamenti emotivi non le distolgono da ciò che ritengono importante, non agiscono da vittime e non soffrono.L’aspetto della dea vergine rappresenta quella parte di donna che l’uomo non riesce a possedere o “penetrare”, non viene toccata dal bisogno di un uomo o dalla sua approvazione, che esiste di per sé interamente separata da lui.
Dee vulnerabili – Era, Demetra, Persefone
Rappresentano i ruoli tradizionali di moglie, madre e figlia. Dee la cui identità ed il benessere dipendono dalla presenza, nella loro vita, di un rapporto significativo; ciò che le motiva è la gratificazione del rapporto, approvazione, amore, attenzione. Sperimentano la possibilità di crescita attraverso la sofferenza e spesso reagiscono con vittimismo. Dea alchemica - Afrodite
In una categoria a parte troviamo Afrodite, dea dell’amore e della bellezza, viene definita dea alchemica in riferimento al processo magico o potere di trasformazione che lei sola possedeva.

Per saperne di più: www.raphaelproject.com/femme/dee_donna.htm
Jean S. Bolen, “ Le dee dentro la donna”, ed. Astrolabio Continua a leggere!